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La storia di Riccardo III

Nel 1513 Moro iniziò la stesura della Storia di Riccardo III, ucciso nell’agosto del 1485, dopo due soli anni di regno. Sono quaranta pagine a stampa dell’edizione in folio delle Works del 1557. La scrisse prima in latino per i lettori del continente e poi in inglese. Entrambe le redazioni sono però sue, ed entrambe incomplete. L’aveva progettata come una completa storia della sua epoca, che doveva arrivare fino alla morte di Enrico VII, avvenuta circa cinque anni prima: ma in seguito non riuscì più a trovare il tempo per portarla a termine, tutto preso dal nuovo disegno dell’Utopia, o forse l’argomento gli parve troppo pericoloso. Era necessaria una maggiore prudenza, visto che Enrico VIII non era più il ragazzo diciottenne dal volto di giovinetta che egli aveva salutato re il giorno dell’ascesa al trono, e nel Riccardo III c’era qualcosa di molto esplicito sulle esazioni di denaro che “allontanano dal sovrano i cuori degli inglesi” e contro la tirannide. Cose come quelle era più saggio scriverle e stamparle fuori dell’Inghilterra, come fece con l’Utopia: e così l’opera rimase incompiuta nella forma manoscritta fino al 1543, quando fu pubblicata anonima.

«Malgrado la fosca caratterizzazione dell’ultimo re della casa di York, il Riccardo III di Moro non è un’ opera filo-lancasteriana. Moro rende piena giustizia – e forse anche qualcosa di più della stretta giustizia – a un re della casa di York, Edoardo IV, nonno di Enrico. In realtà, il Riccardo III è una ferma condanna dell’arte politica del primo Cinquecento e della sua dichiarata amoralità, quale fu teorizzata e delineata precisamente in

quegli anni da Machiavelli nel Principe. C’erano dei machiavellici anche prima di Machiavelli, e si può affermare per il Riccardo III, come si può ripetere per l’Utopia, che se il Principe di Machiavelli fosse stato pubblicato all’epoca in cui fu scritto si potrebbe pensare che Moro avesse voluto riferirsi direttamente a quell’opera» (R. W. Chambers, Tommaso Moro, Rizzoli 1965, p. 149).

Shakespeare nell’omonimo dramma, per dipingere il tiranno, deriva sicuramente dalle pagine di Moro. Il Riccardo di Shakespeare è il Riccardo di Moro…Ma il debito di Shakespeare verso il Riccardo III di Moro non si limita alla tematica machiavellica nella caratterizzazione del protagonista. Non si deve dimenticare che Shakespeare avvertì l’influenza di Moro molto presto, quando stava ancora facendosi le ossa come poeta tragico. E’ da Moro che egli attinge quel motivo tragico per il quale il suo Riccardo III ci riporta al clima del grande teatro greco, con quel senso del fato incombente sulla cecità degli uomini che vedono chiaramente quel che accade agli altri ma non sanno scorgere il pericolo che sovrasta a loro direttamente. “L’ingannevole sicurezza di un uomo così vicino alla morte”: è questo il senso ultimo del Riccardo III di Moro. Mentre sta avviandosi a una riunione del Consiglio alla Torre – dove in realtà verrà ucciso – Hastings si rallegra al ricordo dei pericoli cui in precedenza è sfuggito e che, come va rievocando con un amico, molti anni prima lo avevano stretto più gravi e incombenti proprio in quel medesimo luogo. Egli esulta ora al pensiero della rovina che sta per abbattersi sui suoi nemici “ignari della scure che incombe sulla loro testa”, e osserva al suo amico: “In vita mia, non sono stato mai così triste né così atterrito come quella volta che tu ed io ci incontrammo qui dentro. Ed ecco – come le sorti si sono mutate! – ora è sui miei nemici che incombe il pericolo (…) mentre io mai in vita sono stato così felice e sicuro”.

Nel descrivere con lucida fermezza la rapida vicenda di quel re sanguinario Moro rivela qualità narrative eccezionali. Col Riccardo III Moro si rifà agli storici greci e latini, e dà l’avvio alla moderna storiografia inglese. Il Riccardo III rimase il modello ideale per gli storici successivi: durante tutto il Cinquecento, gli autori inglesi gli riconoscono ripetutamente questa preminenza, e confessano che nessun’altra opera di autore più recente è riuscita a eguagliarlo.

Sir Thomas More

Il primato della verità sul potere

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