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La famiglia

 

Si può pensare che la santità di Moro possa essere estrapolata dall’ambiente che in un certo qual modo l’ha determinata? Quello familiare rimane, fra gli spazi della sua vita, il fondamentale, perché ad esso aveva legato il suo cuore e in esso vedeva realizzarsi la sua vocazione cristiana.

Il matrimonio e la famiglia per Moro non furono una sorta di incidente di percorso, ma una scelta di vita ben precisa in cui si assumeva con gioia e con un forte senso del dovere le responsabilità e le cure di quella particolare condizione esistenziale. In realtà l’essere padre e marito non fu un fatto puramente esteriore, ma costituiva per lui una sorta di identità profonda, attraverso la quale esprimere tutte le potenzialità di questo modo di essere e allo stesso tempo crescere ed arricchirsi spiritualmente della grazia implicita che tale condizione gli offriva.

Il suo rapporto con i figli fatto di tenera devozione e di sincero affetto paterno; la sua preoccupazione nel considerare l’educazione dei figli un perfezionamento della loro natura umana, così come la pietà cristiana che cercava di infondere all’interno della sua casa, attirando ad essa tutti coloro che a lui erano legati da vincoli di parentela e non, erano non solo manifestazioni della sua identità che arricchivano tutti, ma segni dell’abbondante misericordia di Dio che trovavano in quella casa un terreno molto fertile dove poter crescere e fruttificare.

In fondo se Moro amava i suoi cari più della sua stessa vita, desiderando per loro le cose più nobili e più alte è perché aveva chiesto l’intervento della grazia di Dio in tal senso. Aveva chiesto, per lui soprattutto, in quanto capo di quella casa, la grazia di portare a compimento la sua missione. E non si può certo dire che quest’uomo non fu avvicinato dall’amore di Dio. Prevale, sostanzialmente, una responsabilità verso coloro che Dio gli aveva affidato, nella considerazione che attraverso questo esercizio avrebbe risposto alla sua vocazione e, meritato la salvezza.

In realtà non considerò mai la famiglia un ostacolo alla sua realizzazione spirituale. I suoi colloqui con Dio erano delle voci comuni che salivano verso il cielo: di bambini che piangevano, mogli che urlavano, servi che non obbedivano, buffoni che scherzavano, figli che studiavano, generi che l’ammiravano e tutti insieme, come se questo non bastasse a ringraziare il Signore, a modello di una comunità monastica, levavano i loro inni e i loro salmi più volte durante la giornata.

Da questo punto di vista la santità di Moro non solo non può essere estrapolata da questo ambiente, ma da esso deriva. Anzi, la santità di Moro è la santità della famiglia Moro. Non si può parlare di lui, della sua vita, delle sue opere, della sua pietà e, infine, della sua testimonianza se non a partire dalla sua casa e, del santuario che fece della sua casa.

Sir Thomas More

Il primato della verità sul potere

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