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1474

 

 

John More, padre di Thomas More, magistrato di piccola nobiltà, sposa il 24 aprile di quest'anno Agnes Granger, che in sette anni dal 1475 al 1482 gli darà alla luce ben sei figli (READ MORE)

La vita

 

In questa sezione viene riportata la scheda biografica e la cronologia delle opere di Thomas More. Vengono citati i documenti più importanti circa la sua nascita in relazione alla definizione della data corretta che viene assegnata tra il 1477 ed il 1478.

Deviati dall’aspetto giovanile di More e dagli anni indicati su una copia del ritratto della famiglia More di Holbein del 1530, i biografi di More, iniziando dal nipote Cresacre, stabilirono il 1480 come anno della sua nascita. Questa data fu sostituita nel 1868, quando W.A. Wright pubblicò la pagina autografa dove Sir John More registrava sette eventi: il proprio matrimonio e la nascita dei suoi figli. ( la fotocopia della pagina preziosa mi è stata fornita da E.E. Reynolds) Il testo viene riportato per intero in Life of More di Harpsfield e il commento di quattro pagine che segue fu il contributo che R.W. Chambers diede alla soluzione del mistero cronologico. Il terzo documento è il più lungo, concernente il futuro San Thomas, merita di essere citato in originale ( abbiamo semplicemente normalizzato lo spelling e aggiunto la punteggiatura):

Londra al tempo di Moro

 

1477

 

Secondogenito dopo la sorella Joan, il 7 febbraio 1477 (o 1478?) nasce a Londra Thomas More

 

 

Deviati dall’aspetto giovanile di More e dagli anni indicati su una copia del ritratto della famiglia More di Holbein del 1530, i biografi di More, iniziando dal nipote Cresacre, stabilirono il 1480 come anno della sua nascita. Questa data fu sostituita nel 1868, quando W.A. Wright pubblicò la pagina autografa dove Sir John More registrava sette eventi: il proprio matrimonio e la nascita dei suoi figli. ( la fotocopia della pagina preziosa mi è stata fornita da E.E. Reynolds) Il testo viene riportato per intero in Life of More di Harpsfield e il commento di quattro pagine che segue fu il contributo che R.W. Chambers diede alla soluzione del mistero cronologico. Il terzo documento è il più lungo, concernente il futuro San Thomas, merita di essere citato in originale ( abbiamo semplicemente normalizzato lo spelling e aggiunto la punteggiatura):

Il giorno venerabile immediatamente successivo alla Festa della Purificazione della Beata Vergine Maria, cioè il settimo giorno di febbraio, tra l’ora seconda e la terza del mattino, nacque Thomas More, figlio del Gent. John More, nell’anno diciassettesimo dopo la conquista dell’Anglia del Regno di Edward quarto.

Le parole in corsivo furono aggiunte dalla stessa mano sul rigo. Non bisogna intenderle come frutto di un intervento successivo, potrebbero essere state inserite per una maggiore precisione. Per parafrasare le informazioni essenziali, Thomas More nacque il venerdì dopo la Purificazione di Nostra Signora (o Candelora, 2 feb.) e cioè il sette di febbraio, tra le 2 e le 3 di notte nel diciassettesimo anno del regno di Edward quarto. Non c’è alcun riferimento a A.D. 1477 o 1478, l’esitazione degli storici non nasce dalla data ( 25 Marzo vs 1 Gennaio) con la quale iniziava il nuovo anno, ma da una contraddizione interna: Venerdì sette febbraio è adatto per il 1477 ma Edward IV era ancora nel sedicesimo anno del suo regno, essendo salito al trono il 4 Marzo 1461. Congetture senza fine da parte di Wright, di F.M. Nichols, di P.S. Allen, non riescono a giungere ad una conclusione in merito al documento. Invece di cercare di localizzare l’errore nella registrazione di Sir John soppesando le similitudini " un avvocato poteva sbagliarsi in merito all’anno del regno etc, si dovrebbero ricercare probabilità da altre fonti. La mia personale preferenza per 1477 si basa su una lettera che Erasmo scrisse a Hutten il 23 luglio 1519: "noui hominem non maiorem annis vigenti tribus, nam nunc vix excessit quadragesimum: quando per la prima volta incontrai l’uomo non aveva più di 23 anni e ora ha appena passato i quaranta anni." ( P. S. Allen, Erasmi Epistolae, IV, p 14). Come il padre di More, il suo amico tedesco si contraddice. "Non più di 23 anni" suggerisce al massimo il ventitreesimo anno di età quando More ed Erasmo si incontrarono nella seconda metà del 1499. Se consideriamo 22, More aveva 42 anni nel luglio del 1519 quando la lettera vene firmata, e vix che vuol dire quasi, appena, è un avverbio troppo restrittivo. Nel 1521 Erasmo, sicuramente su consiglio dello stesso More o di un altro gentiluomo inglese, corresse molte frasi della lettera. Di fatto portava a tre, invece di sei, la tassa dovuta al vice sceriffo per un processo ( Allen p. 20). Nella frase contenente l’età di More, non cambiò alcunché; dà però una certa consistenza sostituendo l’iniziale vix con non multum (presumibilmente scritto quando iniziò ad elaborare questa epistola ricercata nel 1518 se non addirittura alla fine del 1517). Tutta Europa da allora in poi, incluso il padre e la famiglia di More, nelle successive edizione di quella famosa lettera, lesse che More "non più vecchio di 23 anni" nel 1449, non era "oltre i 40" – "sulla quarantina" (all’inizio dei suoi 40 anni, ma è penoso) diremmo noi, nel 1519. Non sembra che la precisione, con la quale il suo intimo amico ha riveduto la Vita Mori, debba fare propendere l’ago della bilancia in favore del 1477? Un quantità notevole di vantaggi già presenti in quei primi anni devono essere presi in considerazione per essere sicuri.

1. Ricontando le settimane fra la morte di Edward IV e l’usurpazione di Richard III ( primavera del 1483) More scrive: "Ricordo alcune parole che venivano riferite a mio padre in quel tempo, quando non c’era alcun sospetto del tradimento di Richard". Di certo oggi sappiamo che più i bambini sono grandi quando sono testimoni di un evento e più facilmente ne ricordano le parole e sono consapevoli del suo significato infausto.

2. Il disegno fatto a penna nel il quale Holbein ritrae la famiglia di More, sebbene nitido, nei suoi tratti iniziali, un bozzetto non finito prima del quadro finale: sotto la figura inginocchiata della moglie di More, l’artista scrisse in tedesco che ella "si sarebbe seduta". Che More fosse capace di esprimere ammirazione per il talento di Holbein il 18 dicembre 1526 ( in una lettera ad Erasmo) ci porta a credere che il disegno risalga a prima del 7 febbraio 1527. Ora, il ritratto contiene l’età di tutti coloro che erano seduti scritta da Nicholas Kratzer, l’astronomo tedesco. Nella nostra cronologia, alla quale porta un contributo la successiva attività di Holbein, l’età anno 50 ascritta a More si addice più al 1477 che al 1478.

3. Nel 1478, la domenica di Pasqua ricorreva il 22 Marzo, insolitamente presto. Il 6 di febbraio venerdì era nella settimana del martedì grasso ed era anche il terzo giorno di Quaresima. Fra la domenica di Quinquagesima (1 feb) e il martedì grasso (3 feb) la Candelora sembra essere un termine lontano per un riferimento corrente. Ci saremmo aspettati che John More scrivesse per 1478, "Il venerdì dopo mercoledì delle ceneri o il primo venerdì di Quaresima, come di fatti il figlio fece datando con "Martedì grasso" la battaglia di St Albans; mentre se consideriamo il 1477 la Candelora, che cadeva due settimane prima della quaresima, sarebbe stata il normale punto di riferimento.

4. Sul foglio delle nascite nella casa di John More si legge (11 marzo) 1475, (6 feb) 1478, e (31 Gen) 1479; o anche 1475, 1477 e 1479: caeteris paribus, il secondo gruppo sembra essere più probabile.

5. Il primo maggio 1519 More scrive ad un parrocchiano della sua parrocchia Edward Lee: Ti conosco e ti voglio bene da quando eri un bambino, essendo di dieci anni più grande di te: annis ipse decem prouectior." Ora, Lee che si laureò nel 1500, non poteva essere nato dopo il 1486. Decem significa 9 anni, come "huit Jour" è la frase standard francese che indica la settimana, non avrebbe tirato troppo l’elastico, More, se avesse indicato 10 al posto di 8?.

Una serie di impressioni convergenti sembra fare di More più vecchio di quanto si presupponesse fosse, per esempio l’amicizia con uomini più anziani- Linacee, Grocin, Colet. Egli viene presentato al pari di questi uomini, non in genialità ( che non arriva con gli anni) ma in erudizione. Nell’esperienza di Richard Whitford, che li conosceva bene, More ed Erasmo erano così simili che " non c’erano gemelli che sembrassero così simili come loro: usque adeo similes esse dicere solebas, ut negares ullos gemellos magis inter se similes reperire posse) (lettera di Erasmo a Whitford 1506 Allen I, p.423). Ma menzionare tale cameratismo non porta alcun commento sulla differenza di età, nessuna esclamazione sulla precocità di More, simile a quello usato per l’adolescente enciclopedico Pico della Mirandola.

Sono contento che sia Padre Brigett che E. E. Reynolds concordano, persino col 1478, nel ritenere che Venerdì "subito dopo mezzanotte al Venerdì" sostituisca perfettamente le prime ore del Sabato. Come è risaputo, i giorni della settimana erano più importanti della data, e nessuno dei giorni della settimana veniva così facilmente ricordato come il Venerdì in una società in cui l’astinenza era imposta per legge. Nel 1477 "il giorno di San Valentino" ricorreva di venerdì (una settimana dopo la nascita di More) una concidenza giustamente notata nella lettera di Elizabeth Brews a John Paston. L’arresto di Hastings da parte di Richard III, ci dice More, avvenne "il venerdì il giorno di" Sarebbe opportuno fare delle ricerche per trovare le date mancanti, ma il giorno della settimana si è ormai impresso nella memoria popolare.

Alcune obiezioni al 1477 sono state risolte nel mio L’Univers de Thomas More, alle pagine 39 e 40. Ciononostante, nel 1963, consideravo il caso così privo di prove che il mio contributo alla nascita di More si intitolava "?6? 7 febbraio, 1477, ? 1478."E così bisognerebbe ancora leggerlo.

Il punto di questa disquisizione è mostrare che preferire il 1477 non è deliberatamente di parte; che non sia causato soltanto da un desiderio di cambiamento o da un automatico spostamento del pendolo. Le forze cumulative di molti dettagli gravitanti intorno ad un’affermazione piuttosto rigida di Erasmo, producono uno schema che si confà magnificamente alla prima data, e che tutte le obiezioni fin qui sollevate non intaccano affatto.

Se More nacque nel 1477, entrò al Lincoln Inn all’età di 19, incontrò Erasmo all’età di 22 anni, ne aveva 29 quando la sua traduzione di Luciano venne pubblicata a Parigi, e 34 quando perse la prima moglie, a poche settimana dal suo quarantesimo compleanno quando Utopia apparve (Natale 1516), 52 quando divenne Lord Cancelliere, 55 quando si dimise, e 58 quando morì.

L’anno del Signore 1477 vide la nascita a Nantes di Anne di Bretagna, per due volte regina di Francia; a Modena, del Cardinale Sodoleto, umanista e riformatore; a Westminster, del primo libro stampato in Inghilterra. Iniziò con la morte, vicino Nancy, di Charles Il Temerario, l’Incauto o il Precipitoso, piuttosto che il Baldo, che era cognato di Edward IV; il trionfo della Francia sul Duca di Burgundy fu percepito come un colpo dagli Inglesi: "Sembra che il mondo stia tutto tremando" Sir John Paston scriveva al figlio John il 14 feb 1477, il che ci riporta al Venerdì e a San Valentino, e alla Londra in cui il secondo figlio di John More e Agnes Granger aveva una settimana.

G. March'hdour, "Thomas More's Birth: 1477 or 1478?" in Moreana 53 (1977) 5-10

1490

More entra come paggio in casa di John Morton, cancelliere d'Inghilterra

 

 

A circa dodici anni, seguendo una diffusa consuetudine, Tommaso Moro venne mandato dal padre a servire come paggio nella casa londinese del cardinale John Morton, arcivescovo di Canterbury e cancelliere del regno dal 1487, «uno dei più saggi e colti prelati d’Inghilterra. E lì, giovanissimo, durante le recite di Natale si divertiva ad intromettersi fra i commedianti, e, senza essersi preparato, improvvisava una parte, che divertiva gli spettatori più di quelle recitate dagli attori stessi. E il Cardinale, compiacendosi della vivacità del suo ingegno come della dolcezza del suo carattere, era solito dire ai suoi nobili convitati: “Questo

paggio che attende ora al mio servizio stupirà tutti quelli che vivranno abbastanza per vederlo uomo”» (W. ROPER, Vita di Sir Thomas More, trad. it. di Marialisa Bertagnoni, Morcelliana, Brescia 1963, p. 19). Di questo grande umanista Moro fa nel primo libro di Utopia un simpaticissimo e vivido ritratto, in cui si percepisce non solo l’ammirazione ma anche la riconoscenza che nutriva nei suoi confronti. Le lodi che Moro rivolge al Cardinale vengono fatte pronunciare dal navigatore Raffaele Hitloday, il quale racconta che: «Durante la mia permanenza laggiù dovevo molta gratitudine, e ancor oggi ne debbo, a Giovanni Morton (Moro lo conosce bene), arcivescovo di Canterbury e cardinale, e in quel tempo anche cancelliere d'Inghilterra; un uomo, mio caro Pietro, non sai se più venerando per la sua alta dignità o per la prudenza e saggezza che possedeva. Lo rammento: di statura non alta, conservava un portamento drittissimo nonostante l'età molto avanzata, e il suo volto inspirava assai più rispetto che timore. Affabilissimo nella conversazione, e tuttavia serio e profondo, talvolta si divertiva a rivolgere parole un po' dure a chi troppo lo sollecitava con suppliche, senza mai offendere, e solo per iscoprire quale carattere e arditezza d'animo ciascuno sapesse all'occorrenza mostrare. Di quest'ultima virtù, così confacente alla sua natura, egli si compiaceva assai, ritenendola sommamente utile negli affari, purché naturalmente non desse nella sfrontatezza. Parlatore garbato e convincente, Morton era assai versato nella giurisprudenza, e insieme a un mirabile ingegno possedeva una prodigiosa memoria, qualità, questa, già egregia per natura, che egli aveva saputo accrescere con lo studio assiduo e il continuo esercizio. Come bene s'addimostrava in ogni circostanza, il Re riponeva la più gran fiducia nei suoi consigli, e quando io mi trovavo in Inghilterra egli era di grande aiuto allo stato. Del resto Morton fin dalla prima giovinezza non aveva fatto altro che passare dalla scuola alla corte, cosicché, per tutta intera la vita, s'era trovato in mezzo ai più gravi affari di governo. Continuamente percosso e sballottato dai mutevoli flussi della fortuna, egli aveva ben imparato tra grandi e frequenti pericoli a conoscer la vita, insegnamento che, una volta appreso, non si dimentica tanto facilmente».

1492

All'Università di Oxford segue gli
studi di umanità.

 

“L’amore per lo studio”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli studenti consumavano i pasti insieme in tavolate in comune, una campana o un coro annunciavano il pranzo alle dieci o alle undici di mattina e la cena alle cinque; nella conversazione era consentito solo il latino, e naturalmente ogni giorno si era tenuti ad assistere alla messa. Finito lo studio e prima di ritirarsi per la notte, la comunità salmodiava nel salone il Salve Regina o qualche altra antifona alla Vergine Maria. Nel primo anno di università i giovani iniziavano a cimentarsi con il trivium, che comprendeva grammatica, retorica e logica. Queste erano le «arti liberali», distinte dallo studio della teologia, con particolare attenzione alla logica o alla dialettica. Il programma doveva durare due anni, e poiché More rimase ad Oxford per un periodo analogo, dal 1492 al 1494, l’aveva probabilmente completato. I testi che doveva leggere comprendevano la Retorica di Aristotele (alla quale erano dedicati tre trimestri), i Topici di Boezio, la Nova retorica di Cicerone, come pure una selezione di opere di Pisciano e Ovidio. Il metodo d’insegnamento era organizzato con la stessa precisione del curriculum. L’insegnamento era basato sugli strumenti tradizionali della lezione e della discussione; le lezioni si tenevano in genere alle sei del mattino, quando il docente prendeva il libro stabilito per quella parte del programma e ne esponeva il significato. Egli era tenuto a fornire interpretazioni, a glossarlo, e a organizzare l’approccio mediante un certo numero di quaestiones, cioè di problemi posti dal testo stesso. I libri erano ascoltati piuttosto che letti. Evidentemente l’approccio poteva essere molto formalizzato e limitato, in questo poco diverso dall’insegnamento meccanico della scuola elementare; ma i docenti capaci avevano l’opportunità di formulare glosse e interpretazioni innovative. In altre giornate si tenevano le discussioni – nel dies disputabilis invece che nel dies legibilis – e una volta ancora il giovane More veniva coinvolto nel mondo dell’oratoria formale e del pubblico dibattito. Di fronte ai giovani allievi, studenti del secondo e del terzo anno, i maestri e i bacellieri erano tenuti a sostenere entrambi i lati di una proposizione o di una tesi – solitamente a un proponente si contrapponevano due oppositori – finché un giudizio finale, o determinatio, veniva formulato dal maestro che presiedeva (cfr., P. ACKROYD, Concentrato sui suoi libri, in Thomas More. Una sfida alla modernità, trad. it. di Luca Cafiero, Frassinelli 2001, p. 36-37). Ad Oxford cominciò pure a conoscere il greco, il francese, l’aritmetica, la geometria, e inoltre a suonare il flauto e il violino. Più tardi scriverà che da studente egli non aveva potuto permettersi i soliti divertimenti, per la ragione che anche per le spese più necessarie doveva scrivere al padre a Londra. «Il padre di More, poiché voleva che il figlio fosse ben educato, desiderò che fin da piccolo imparasse la frugalità e l’astemia, così che niente potesse interferire con il suo amore per lo studio e la letteratura. Per questa ragione, nonostante avesse tutto ciò che era necessario, a More non fu concesso nemmeno di avere un soldo a disposizione. Il dominio del padre su di lui era così forte che More non aveva neanche i soldi per riparare gli stivali, a meno che non ne facesse espressa richiesta. In età matura More era solito parlare della condotta del padre e la elogiava molto. Perciò è accaduto (avrebbe detto) che non sono incorso in alcun vizio o vano piacere, che non abbia speso il mio tempo in passatempi pericolosi od oziosi, che non abbia neppure conosciuto il significato della stravaganza e della lussuria, che non abbia imparato ad usare i soldi per scopi cattivi, infine, che non abbia amato o pensato altro se non i miei studi»  (T. STAPLETON, The life of Sir Thomas More, cap. I, Birth, Education and Studies, Edited by E.E. Reynolds, Burns & Oates, 1966, p. 3)

Secondo William Roper, il genero di More, fu il Cardinale Morton che volle mandare Thomas ad Oxford, probabilmente al Canterbury College, oggi Christ Church, ad approfondirvi gli studi. Architettonicamente, Oxford allora doveva essere stupenda. Ma la vita che si faceva era austera e frugale, improntata ai costumi del medioevo. Le ore di ogni giovane studioso erano lunghe, con la levata alle cinque per il servizio divino prima della lezione mattutina (e forse con un’altra lezione alle nove), per affrontare una giornata che prevedeva studio fra pranzo e cena seguito da un ulteriore impegno sui libri fino al ritiro nella propria camera alle otto o alle nove.

Sir Thomas More

Il primato della verità sul potere

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